Il REBUS della Compartecipazione

di Marinella Cornacchia Presidente A.RE.SA.M Onlus

Con la DGR. 395 dello scorso 5 Luglio 2017, la Regione Lazio ha dato le indicazioni finali per quanto riguarda l’introduzione della compartecipazione dei familiari alle rette per la spesa sociale nelle SRSR.

A parte le nostre considerazioni di familiari sul valore della riabilitazione come parte imprescindibile del progetto socio terapeutico del singolo, che in questo caso viene ulteriormente colpito da gravami economici che alla lunga ne potrebbero limitare o condizionare l’uso, e seppure accogliendo la Regione le richieste delle Associazioni dei familiari per quanto riguarda l’innalzamento della sogli minima ISEE a 13.000 € (oltre la quale inizia progressivamente la contribuzione), la Delibera lascia ancora scoperti ed insoluti alcuni aspetti fondamentali per quanto riguarda ad esempio i documenti comprovanti l’invalidità.

NON considerando infatti che:

  • Non sempre chi soffre di disagio mentale accetta di presentare domanda di invalidità. Paura di essere etichettati e conseguentemente esclusi causo lo stigma del “diverso”? Il non riconoscere di avere comunque bisogno di supporto, anche in termini economici per non essere considerato un “peso” per la società? Rifiuto di veder certificato il proprio “star male”? Paura di precludersi la strada ad un possibile futuro lavoro? E tanto altro ancora, cose che noi familiari conosciamo bene.
  • Nel facsimile della domanda da presentare al Comune, tra la documentazione richiesta viene indicato il Certificato Lg. 104: non tutti i nostri congiunti ne sono in possesso. Ora ci è stato detto che non è vincolante e che è sufficiente il certificato di invalidità (ove la persona lo abbia). L’assenza di tale certificato però avrebbe ripercussioni sulla possibilità di ottenere l’ISEE ristretto alla sola persona, in quanto come indica la circolare INPS n. 171/2014 richiamata nella DGR 395, ISEE ristretto riguarda persone con disabilità o non autosufficienza e, a quanto risulta ai familiari dopo estenuanti confronti con i CAAF, un certificato del DSM che attesti la non autosufficienza non viene riconosciuto dal “sistema” INPS e l’ISEE ristretto viene rifiutato.
  • Utilizzo o “riaccensione” dell’assegno di accompagno: la circolare INPS n. 18291 del 26.09.2011 specifica la possibilità di richiedere tale strumento (anche dopo la sua sospensione) nel caso in cui si sia in presenza di un ricovero con compartecipazione di spesa. Però a tale strumento possono ricorrere solamente coloro con riconosciuta invalidità al 100%. Anche in questo caso per coloro senza riconoscimento di invalidità o con invalidità inferiore sarebbe preclusa la richiesta. A meno che, cattivi suggerimenti dell’ultim’ora, non ci si predisponga per una richiesta di “aggravio”.

A tutto questo, come se non bastasse, si aggiunge il comportamento a dir poco assurdo che stanno tenendo i Municipi del Comune di Roma che, malgrado le indicazioni al riguardo date dalla Regione e dello stesso Dipartimento Comunale per le Politiche Sociali, continuano a non accettare le domande presentate dai familiari, adducendo problematiche organizzative di applicazione della DGR, in attesa di un corso di formazione da tenersi il 15 settembre.

Definiamo quindi eufemisticamente ”REBUS” la materia perché l’educazione e la dignità ci impediscono di definire più pesantemente quanto i familiari stanno sopportando.

Saremmo grati alle Istituzioni, che a vario livello sono coinvolte nella materia se, per ottemperare al loro ruolo di servizio pubblico, saranno in grado di aiutarci a risolvere questo REBUS.

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