Giornata mondiale della Salute Mentale

La tutela della salute e della salute mentale è un diritto umano costituzionalmente garantito.

Compito dello Stato e delle sue componenti istituzionali è garantire tale diritto, attraverso azioni concrete di prevenzione, cura e riabilitazione.
Le norme italiane, prevedono che tali azioni siano garantite da un sistema organizzativo territoriale (i Dipartimenti di Salute Mentale), attraverso una pluralità di servizi e interventi ben definiti, su tutto il territorio nazionale. Tali interventi devono essere garantiti dalla multidisciplinarità del personale che vi opera, nel rispetto della dignità e della libertà delle persone che si rivolgo ai servizi, e verso i cittadini tutti, di tutte le età, di qualunque estrazione sociale. Tutti gli interventi di cura sono finalizzati al raggiungimento della guarigione possibile (recovery) e alla emancipazione sociale. I percorsi di cura e riabilitazione sono integrati e individuali, attraverso l’attivazione dei “piani terapeutici abilitativi individuali”.
I cittadini sono chiamati a partecipare al loro percorso di ripresa, assumendosi in pieno la responsabilità della propria salute, coinvolgendo la propria famiglia e la rete sociale.
Nessun intervento può essere imposto e i servizi hanno la responsabilità della ricerca del pieno consenso.
L’unica eccezione (assolutamente marginale, dopo aver esperito tutti i tentativi di cura condivisa, è determinata dal TSO).
In Italia, questo diritto umano, nonostante le tante esperienze di buone pratiche, non è garantito ovunque e alle stesse condizioni.
In tanti luoghi i servizi sono in grande difficoltà e le persone non ricevono cure adeguate nel rispetto della dignità umana. E sono tantissimi i luoghi della violazione dei diritti.
È in atto un grave ridimensionamento della rete dei servizi. In tanti luoghi sono avvenuti accorpamenti di Dipartimenti di Salute Mentale e riduzione di servizi territoriali anche negli orari di apertura. Permangono le pratiche coercitive nella maggioranza dei servizi psichiatrici di diagnosi e cura (legare le persone al letto). Si fa un eccessivo ricorso alla farmaco terapia piuttosto che ai sostegni psicoterapici individuali e ai percorsi riabilitativi orientati alla ripresa (casa, lavoro, relazioni sociali).
Noi, familiari e persone che utilizzano i servizi, ma anche l’intera comunità, dobbiamo impegnarci ovunque per la difesa dei valori della Legge di Riforma 180 e dei diritti Costituzionali, contro chi vorrebbe più coercizione e internamento di chi vive la condizione della sofferenza mentale. È questione che riguarda tutti perché tutti potremo trovarci a vivere questa condizione di sofferenza e difficoltà.
Dobbiamo difendere il diritto di tutti alla tutela della propria salute.
Dobbiamo orientare il nostro impegno verso il raggiungimento di una società giusta, accogliente e solidale.

La Presidente Unasam
Gisella Trincas

 

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